Girato e interamente montato in camera dal ventenne filmmaker sperimentale Massimo Bacigalupo in un giorno della primavera del 68 (il 31 marzo del 1968), questo film è intitolato 60 metri per il 31 marzo: i 60 metri corrispondono a una sola bobina doppio8 da 30mt che Bacigalupo ha caricato nella sua cinepresa Bolex H8. Tra i titoli più visionari dell’underground italiano, è articolato in sei episodi che riprendono la struttura della Katha Upanishad, il testo indiano in cui il giovane Nakiketa conversa con la morte. Ogni parte descrive un avvenimento e si riferisce a una fonte letteraria e a una pittorica. Si passa da una stanza, a un giardino, all’acqua; si visita una ragazza, si creano storie e si contempla una giovane coppia fino a quando calano le tenebre. L’autore di 60 metri è protagonista del cinema sperimentale italiano e figura su cui convergono molteplici influenze intellettuali e artistiche e il forte influsso dell'avanguardia americana, grazie al contatto diretto con Ezra Pound e Stan Brakhage. «Il film è strutturato in sei Valli (ovvero ‘rami’), ognuno dei quali parte da un riferimento a un testo letterario e uno figurativo: The Cantos di Pound e For Nina di Kandinsky, Metaphors in Vision e un’immagine da Dog Star Man di Brakhage, i Poems di E.E. Cummings e Botticelli, Songs & Sonnets di Donne e Beardsley e Bosch, Clea di Durrel e Caravaggio, The Upanishads e La Madonna dell’uovo. Ogni Valli è chiuso nella sua unità, la ricerca di un’esperienza cosciente, anche se si tratta di primavera (e del colloquio di Nakikestas con Yama o il Generoso o la Morte). Ma, come commenta Andreas Weiland in una poesia: ‘Non parliamo di chi viene omaggiato e come, ma parliamo di questo: la scoperta della parola è certamente qualcosa da vedere». Il film, concepito muto, è sonorizzato da Guglielmo Pagnozzi il 31 marzo del 2023.