Il duello al sole è un classico cinematografico che si svolge all’aria aperta, ma qui siamo in un interno, a casa di una famiglia napoletana, i Longo e quindi dobbiamo accontentarci di un “duello all’ombra”. È il 3 maggio 1954, Elio compie cinque anni e sfida a sciabolate il fratello Enzo, di un anno più grande di lui. I due bambini sono reduci dalla scarlattina. Il duello si svolge davanti alla credenza della cucina. In un’unica sequenza, senza stacchi, si apre la porta, i duellanti entrano, sguainano le spade di fronte alla cinepresa e poi si sfidano fino a che Elio cade a terra colpito. Nell’inquadratura successiva Enzo ripone la sciabola nella guaina. Una sequenza cinematografica degna di un cineasta. La regia di famiglia del padre Renato si rivela infatti efficace e precisa nella scelta delle inquadrature e nei tempi. Il cinema 9,5mm dei Longo ci proietta in un mondo infantile dove la cinepresa gioca un ruolo precisissimo. Le pellicole si presentano come brevi quadri dei momenti vissuti dai quasi coetanei Enzo ed Elio, dove l’infanzia è mondo separato: uno spazio protetto per la crescita di Enzo e Elio, accompagnata dalla presenza, mai incombente, della cinepresa. Un mondo pieno di rituali e di giocattoli, dove il cinema diviene gioco esso stesso che coinvolge i piccoli protagonisti. Non è difficile pensarli affascinati dalle apparecchiature che permettono di catturare e proiettare le immagini in movimento. E proprio come il gioco come strumento di educazione, anche il cinema è uno strumento che aiuta la crescita dei figli. Oltre a essere un prezioso dispositivo di trasmissione della memoria famigliare.