“A Firenze l’automobile fendeva la ben nota folla oceanica delle grandi occasioni, e grida e gesti colpivano direttamente; era una sensazione fisica, una specie di massaggio elettrico, sensibile anche a me, al quale le grida e i gesti non erano diretti; ed ebbi la percezione che, per quei due personaggi, questo contatto elettrizzante doveva essere divenuto un bisogno insopprimibile, da rinnovarsi di tempo in tempo, senza del quale non avrebbero potuto vivere, e che dava ad essi una specie di muta esaltazione. Era forse, per essi, la vera ragione della loro avventura.” I due personaggi sono Hitler e Mussolini, le parole sono di Ranuccio Bianchi Bandinelli, il grande archeologo che l’8 maggio 1938 ha il compito di accompagnare Führer e il Duce in visita nel capoluogo toscano. La cinepresa 16mm che riprende l’evento, impressionandolo su pellicola AGFA, è invece di Attavante Valaperti, il figlio di un importante industriale di Prato che era diventato ricchissimo partendo dal nulla. Attavante filma la grande attesa in città per quella che sembra ahinoi “una festa rinascimentale”: l’eccitazione contagiosa, i palazzi imbandierati per il passaggio dei due personaggi in automobile, una Isotta Fraschini. Attavante li filma dalla finestra di una sartoria di via de’ Tornabuoni. Commenterà suo figlio Giuseppe, molti anni dopo: “Potrebbe essere, non lo so, la sfilata di Kennedy a Dallas, soltanto che lì gli spararono e qui non gli ha sparato nessuno… Si sarebbe stati meglio per molti anni.” Eppure lo stesso Bianchi Bandinelli aveva pensato al tirannicidio per quel giorno, a uccidere Mussolini e Hitler, e lasciato scritto sul suo diario: “E se mi facessi saltare in aria mentre salgo con loro sul predellino dell'automobile?” Ma la Storia non si fa con i se e Valaperti non sarà mai l’uomo che ha filmato l’uccisione di Hitler e Mussolini.