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13 maggio1962
L'incontro
Autore
Famiglia Sinigaglia
Formato
8mm
Durata
2'15''
Credits
Musica di Guglielmo Pagnozzi

Persone che sorridono davanti alla cinepresa 8mm per ricordare un momento passato assieme. Ma questo incontro filmato in Piazza Maggiore a Bologna il 13 maggio 1962 è solo apparentemente un incontro come tanti. C’è un distinto signore con i baffi, forse un visitatore venuto da lontano, che ha familiarità con una famiglia del posto. Lui è un ex ufficiale inglese, David Whyte. E ora è con la famiglia Sinigaglia: Giorgio, il cineamatore di 35 anni circa; il padre e la madre di lui, Attilio e Lina Levi, la coppia anziana del gruppo; la moglie di Giorgio con la figlia, la piccola Paola. Per un'unica volta e a quasi venti anni di distanza, l’ex soldato incontra Attilio, Livia e Giorgio che, nel 1943, aveva aiutato a fuggire in Svizzera. Una fuga favorita dal Comitato di Liberazione Nazionale di Modena, dal momento che gli ebrei Sinigaglia dopo una delazione si trovavano in grave pericolo a causa delle persecuzioni nazifasciste.

Originaria di Venezia, la famiglia Sinigaglia si era trasferita a Bologna negli Anni Trenta, a seguito dell'espansione del loro esercizio commerciale come venditori di tessuti. Vi tornarono, dopo un periodo di un anno e mezzo da rifugiati, alla fine della guerra, per ricominciare una pacifica vita nell'Italia repubblicana, e incontrano proprio oggi l'ufficiale che li aveva aiutati. Prima di ritrarsi di fronte al Nettuno come da prassi turistica, il gruppo si filma davanti a un luogo simbolico, il Sacrario dei Partigiani. Nel 1943 l’allora quindicenne Giorgio aveva tenuto un diario. Così inizia il suo racconto della fuga, segnata dalla paura di venire scoperti: “Il 22 novembre decidiamo di andare in Svizzera. Il 23 novembre si fanno i preparativi e alle 9 di sera si parte da Modena, siamo accompagnati da tre ufficiali inglesi, alle 2 di notte del 24 novembre arriviamo a Milano, qui c’è lo stato di emergenza, alle 5 dopo tre ore passate in stazione si riparte”. Giorgio poi prosegue nel racconto fino alla “marcia drammatica” per passare il confine indenni. È sempre Giorgio venti anni dopo a impugnare la cinepresa, è lui che tiene la memoria dei Sinigaglia e della nostra Storia.

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