“Andiamo a mietere il grano, il grano, il grano. Raccoglieremo l’amore, l’amore, l’amore”. Così la canzone. A metà giugno inizia il tempo della mietitura che Francesco Rinaldi inserisce nella sua opera cinematografica poetica contadina “Tempo” sulle stagioni in campagna, i lavori e la vita quotidiana. Un’opera Super8 originalissima, girata sugli Appennini modenesi e che vede protagonisti i suoi genitori, i contadini Ettore e Irma. Qui vediamo un estratto del secondo tempo di quattro, come le stagioni. Francesco, che è un giovane operaio, filma, monta e sonorizza le pellicole, inserendo titoli, animazioni, musiche ed effetti. Un cartello interrompe la narrazione: "le un cheld ca si scopia" (è un caldo che si scoppia). Verso la fine della giornata, Ettore e Irma sistemano il grano nel granaio mentre la nipotina, la piccola Anna, li guarda divertiti. Il tramonto si avvicina, Ettore si rilassa mangiando dell'anguria insieme a Anna all'ombra del cortile di casa. “Quando la trebbia finita sarà e scenderà l’imbrunir, nel casolare potremo tornar fino al ritorno del dì.” Nel 1980 il Super8 è il protagonista delle rappresentazioni filmiche di famiglia, scomparirà nel giro di pochi anni sostituito dalla tecnologia video. Resiste ancora, sotto l'occhio della cinepresa, anche il mondo contadino.