Enzo Mazzeo è un ventiduenne napoletano, studente di ingegneria con la passione del cinema. È fresco vincitore di un premio per un documentario amatoriale realizzato con il Cine Club di Napoli, quando assieme all’amico Lello Mazzacane, giovane fotografo e futuro antropologo visuale, comincia una serie di "spedizioni foto-cinematografiche" nel profondo Sud. I due documenteranno riti all'epoca poco conosciuti come quelli di Pasqua delle comunità del Volture, i "Battenti" di Nocera Tirinese e di Verbicaro, i riti Settenali di Guardia Sanframondi, i serpari di Cocullo e molti altri. Enzo imbraccia una cinepresa 16mm, una Arriflex di proprietà del Cine Club. Le prime immagini di Mazzeo (quelle di questo estratto) sono girate in Salento, a Galatina, il 29 giugno 1970, il giorno dei santi Pietro e Paolo, protettori della cittadina pugliese, che - come tramanda la tradizione - conferirono ai galatinesi il potere di guarire dal morso della tarantola. In quei giorni di processione e festa popolare dunque accorrono le tarantolate, donne affette dal morso (i tarantolati maschi sono casi rarissimi, peraltro documentati dallo stesso Mazzeo). Mazzeo si apposta sullo stesso balcone dal quale anni prima ha filmato il documentarista Gianfranco Mingozzi, seguendo Ernesto De Martino. Si filma dall’alto per evitare il lancio di scarpe, sassi, insulti. I parenti di persone considerate malate non vogliono essere ripresi all'ingresso della cappella di San Paolo. Per loro, come ricorda Mazzeo, quel momento è privato. Alla cappella i parenti portano le malate, si stendono lenzuoli per terra, le malate si scuotono le vesti, talvolta picchiano i mariti. Sperando che il rito abbia efficacia, assistono impassibili e rispettosi gli uomini, rigorosamente vestiti di bianco, per non turbare le ammalate che, riconoscendo nell'abito il colore del ventre della taranta, potrebbero aggredire qualche sciagurato. Filmare e fotografare dalla strada è più difficile ma i due amici non si arrendono, prendono coraggio e capita che si prendano gli insulti. Mazzeo e Mazzacane torneranno gli anni successivi a Galatina, raccogliendo tantissime immagini, per il loro progetto “Miseria e follia” che non diventerà mai un film, come avrebbero inizialmente voluto (uscirà però l’omonimo libro che conterrà dei fotogrammi stampati). Un’altra tradizione galatinese, se vogliamo un’altra ricetta contro il morso del male di vivere, è invece il pasticciotto, tipico dolce nato nel XVIII secolo presso l’antica pasticceria Ascalone, che sorge proprio di fianco alla cappella di San Paolo, al cui interno si svolgono - fuori dagli occhi indiscreti - i riti per curare le tarantolate.