L’arte o la vita? Il giorno del matrimonio il cineamatore vive un profondo conflitto interiore. Per una volta è costretto ad abbandonare la cinepresa ed essere il soggetto filmato. Di certo il 21 luglio 1934 è per Nicolò La Colla un giorno di grande gioia che suggella l’unione con Adriana Panini, ma non deve essere facile per lui, nonostante la felicità di essere finalmente insieme a Roma. Lo vediamo in alcuni momenti quasi accigliato, in altri che fuma nervosamente e poi mentre guarda in camera accennando strani gesti. Sembra dire: “Cosa stai facendo? La ripresa così non va bene…” Il povero fratello Pasquale fa del suo meglio, ma non sarà mai la stessa cosa per Nicolò, per lui il controllo dell’inquadratura è tutto. Il matrimonio produce in Nicolò una sorta di cortocircuito: è il giorno più importante della sua vita e non può neppure filmarlo. Ci viene però un sospetto. In alcune inquadrature Nicolò scompare, immaginiamo allora che si riappropri della amata cinepresa 8mm anche solo per qualche istante. Come per la ripresa del treno che arriva sul binario della Stazione Termini che è l’ennesimo magnifico omaggio ai Lumière e la testimonianza dell’arrivo dei parenti siciliani accolti dagli sposi. Le preoccupazioni di Nicolò tuttavia sono un poco patologiche, Pasquale se la cava bene: l’uscita dalla chiesa barocca di San Marcello al Corso è emozionante, magari un po’ mossa, e la ripresa della tavolata del pranzo di fronte a un grande specchio è efficace (e lascia per un attimo intravedere l’improvvisato operatore). Il film “le mie nozze” si conclude però con un ritratto intimo di Adriana che sorride a casa, ancora in abito da sposa, mentre si diverte con un piccolo dirigibile giocattolo. Stavolta è sicuramente Nicolò a riprenderla, così come nei giorni successivi, quasi ossessivamente, durante la luna di miele in Costa Azzurra.