Nella sequenza iniziale di questa pellicola 9,5mm la Sardegna é filmata da un aereo che nel giro di poche inquadrature atterra. È il 31 luglio 1942. Il film documenta infatti gli spostamenti di aerei militari tra Roma e l’Isola l’ultimo giorno di luglio e i primi di agosto. C’è dunque del movimento nei cieli e un fermento che riguarda la Sardegna: può darsi che sia in programma qualche missione imminente oppure che queste siano semplicemente operazioni di routine. L’aereo con a bordo il cineamatore arriva a Cagliari Decimomannu, la prima tappa di questo viaggio. Scendono dei militari italiani e un militare tedesco. La cinepresa indugia sul paesaggio circostante. La scena successiva si svolge il giorno dopo all’aereporto Villacidro di Alghero: una pista di atterraggio e qualche baracca in un’ampia radura circondata da rilievi montuosi. I militari scherzano davanti alla cinepresa, che poi si sposta mostrando gli aerei parcheggiati. Alcuni di essi hanno i motori accesi. Il paesaggio sardo non è lo stesso che sarà utilizzato per gli spaghetti western di trent'anni dopo, ma visto così potrebbe ricordarlo. Ci spostiamo al 2 agosto, ad Alghero, dove sotto un pergolato e un ombrellone dei locali della località marittima ci si ristora prima della ripartenza dalla baia di Porto Conte per la Capitale. Questa volta ad aspettare il cineamatore e i suoi commilitoni c’è un idrovolante. Si decola dal mare. L’autore delle riprese, Rodolfo Galeazzi, detto Rori, è un commerciante di tesssuti marchigiano, ufficiale pilota della Regia Areonautica durante la guerra. “Se non avesse avuto un grave incidente aereo durante la guerra avrebbe continuato a dedicarsi all’areonautica”, ricorderà molti anni dopo la moglie Anna. In tempo di pace Rodolfo abbandonerà gli aerei, la sua passione, e si dedicherà alla barca con la moglie e i tre figli filmando una vita apparentemente riconciliata. Tuttavia rimarrà sempre segnato da quell’episodio con lui pilota di un aereo precipitato in mare sopravvissuto miracolosamente. “Dio, che colpa ne ho io se quei ragazzi sono morti?”, questa la domanda, riportata dai testimoni, che si porrà poco prima di spirare nel suo letto ultranovantenne.