Entusiasmo, speranza, confusione, scoperta di una rivoluzione non solo politica e forse l’inizio di un’epoca nuova. Il giovane barbiere militante comunista Sauro Ravaglia - dopo il viaggio a Mosca del 1957 (il cui arrivo è celebrato dal film del 27 luglio) - finisce con la sua cinepresa 8mm in un viaggio in Algeria organizzato dal giornale dei giovani comunisti francesi Clarté, insieme a molti suoi coetanei provenienti da tutto il mondo. È l’Algeria della rivoluzione che vira verso il socialismo islamico, tra grandi speranze e contraddizioni. Sauro, l’omino semi pelato che intravediamo sullo scoglio all'inizio di queste riprese, viene travolto dalla scoperta di un mondo nuovo, molto diverso dal suo, che si apre verso mille prospettive ed esperienze, fino a poco prima impensabili. Eccolo travolto nelle attività e nelle passioni del "Village de l'amitié internationale de la jeunesse" di Sidi Ferruch, nei dintorni di Algeri, in mezzo alla Jeunesse du Front de libération nationale (JFLN), e più tardi - ma non in questo estratto - a fare il bagno nella cascate di dove avevano girato il kolossal biblico hollywoodiano “Sansone e Dalila.” “E una belga che faceva il bagno nuda con il fazzoletto rosso al collo mi ha chiesto di scappare in Mauritania assieme”, racconterà in seguito. Ma dal sogno sarà risvegliato presto da una notizia improvvisa che lo riporta d’urgenza in Italia. Lo ritroveremo a Roma il 24 agosto in un altro film, questa volta sulla fine di un’epoca.