Il 9 agosto 1974 si svolgono a Bologna nella basilica di San Petronio, la chiesa della città, i funerali delle vittime dell’attentato Italicus: 12 morti uccisi dalla bomba sul treno nella notte tra il 3 e il 4 agosto, a San Benedetto in Val di Sambro, a pochi chilometri dal capoluogo emiliano. Pier Paolo Pasolini definirà quell’attentato la strage di Bologna nel suo famoso articolo “Cos’è questo golpe? Io so” pubblicato pochi mesi dopo sul “Corriere della sera” (14 novembre), un vero e proprio atto di accusa da fare tremare i palazzi del potere. Ai funerali di quella che sarà nota come la strage di Bologna - almeno fino al 2 agosto 1980 quando avverrà la strage della stazione - e all’enorme manifestazione di Piazza Maggiore, di fronte a San Petronio, cittadini, militanti dei partiti e dei sindacati, rappresentanti delle istituzioni e delle amministrazioni locali. Accorrono anche i cineamatori e i filmmaker indipendenti, con le loro cineprese democratiche. Bernagozzi e Buganè, promotori di un cinema in formato ridotto di impegno civile realizzeranno un film intitolato Italicus, da cui è tratta questa sequenza, durante la quale sentiamo la voce di Renato Zangheri, il sindaco di Bologna, nel discorso ufficiale di fronte ai cittadini e alle autorità (tra le quali il Presidente della Repubblica) e alla facce di pietra, attaccare la strategia della tensione, del crimine e del fascismo: “Su queste bare non diciamo vane parole, non esprimiamo buoni ed effimeri propositi; ma esprimiamo la dura determinazione, che è della schiacciante maggioranza degli italiani a combattere queste trame che insanguinano il Paese, per sconfiggerle e stroncarle per sempre”. 

In collaborazione con Istituto Storico Parri