Una pellicola come questa, pallida Afgacolor 16mm, rende visibile un momento di quotidianità e di apparente pace che però si svolge in un contesto drammatico. È l’8 ottobre del 1943, siamo nei dintorni di Ferrara e si raccolgono felicemente le mele, tra uno scherzo e l’altro è ritratto un piccolo gruppo di donne, nominate un ad una, un bambino che gioca con un cane, di due uomini tra cui il contadino, “Mistroni (chi semina raccoglie)”. Proprio il giorno prima in città sono stati arrestati 34 antifascisti, oppositori del Regime ed ebrei. Seguirà l’arresto di altre 72 persone prelevate nelle loro casa, verso metà novembre, a seguito dell’uccisione del Commissario Federale del Partito Fascista Repubblicano (PFR) di Ferrara, Igino Ghisellini. Il 15 di quel mese, dieci tra gli arrestati saranno fucilati per rappresaglia, nel pieno centro di Ferrara, davanti al Castello Estense. Un episodio, quello della lunga notte precedente e dell’eccidio, che sarà raccontato in un racconto da Giorgio Bassani, dal quale Florestano Vancini trarrà un famoso film di finzione. Ecco, il racconto attorno al film sulla raccolta delle mele non può prescindere dal fuori quadro di quel momento storico. Eppure, il tempo così drammatico di quei giorni di guerra si sovrappone al tempo delle altre attività umane, filmate o meno che siano. (Quando poi arriveranno gli americani, prevarranno i colori più sgargianti e stabili della Kodak).