Il 29 novembre 1937 Pippo Barzizza ritrae la moglie Tatina, la figlia Isa e il figlio più piccolo, Renzo, filmato nel suo pastrano. È il vestito della memoria che, grazie a queste immagini, ancora lo scalda: “Siamo a Torino, probabilmente vicino a casa nostra, in Via Montemagno. Io ho due anni, indosso un bellissimo cappottino bianco. C'è anche Isa a otto anni, già - da come si atteggia - pronta alla sua vera professione. Somiglia in modo strabiliante a lei adulta. E poi riconosco mia madre. Non riconosco altri. Probabilmente era una riunione tra amiche del luogo per far giocare noi bambini. Finisce con un girotondo in cui a un certo punto casca anche il mondo…” Siamo nei giardinetti della piazza dedicata a Guido Gozzano, il poeta che abitava proprio lì, fino alla morte avvenuta nel 1916, a trentadue anni. Gozzano che avrà di certo assistito a tanti giochi sotto casa, ai posteri ha lasciato versi su un girotondo che pare l’eterno ritorno di una filastrocca senza speranza (“Ne fare il giro a tondo estraggono le sorti… A quanti bimbi morti passò di bocca in bocca la bella filastrocca signora delle sorti?”). E allora ci si chiederà: torneranno un giorno i girotondi dei Barzizza? Torneranno i capottini bianchi? Sarà anche un’illusione che il girotondo del 9,5mm non finisca mai, ma qualcosa è pur rimasto tra i fotogrammi e la perforazione centrale, caro Gozzano…