È arrivata la prima neve dell’anno e il 30 novembre 1966 i bimbi Ranza, che non si sono fatti cogliere impreparati, giocano con lo slittino nel giardino di casa a Varese. Ma il protagonista di questo film Super8 (e di tanti film di famiglia invernali) è il pupazzo di neve, una figura antropomorfa immancabile. Basta raccogliere un po’ di neve e compattarla, plasmare una forma vagamente umana, utilizzare materiali più o meno improvvisati per le fattezze del volto e il gioco è fatto. In tanti film dei Ranza abbiamo visto che il gioco è una cosa da prendere seriamente e anche il pupazzo di loro creazione lo dimostra. È un pupazzo imponente, che richiama la pop art. Gli occhi e la bocca sono forme stilizzate e colorate, il naso è un fungo di plastica, tiene un sigaro in bocca e porta una scopa al suo fianco. La bombetta di neve che tiene in testa ricorda un po’ Oliver Hardy, il mitico Ollio, che assieme al compagno Stanlio non è passato di moda. Questo per dire che nelle fattezze e decorazioni del pupazzo di neve si ritrovano elementi antichi e contemporanei. Ma di che sesso sono i pupazzi di neve, sono come gli angeli non possedendone unp? Di sicuro sono esseri effimeri e che tendono alla fluidità, creati sul niente e destinati a sciogliersi quando tornerà un po’ di caldo. Rimarranno per terra solo pochi elementi solidi.