Palermo, 15 dicembre 1956. È domenica e la famiglia Tocco passa in casa momenti di serenità, tra la preparazione del pranzo in cucina, con assaggio del cibo in cottura, l’affaccendarsi davanti al capiente frigorifero che a quanto pare conserva ogni bendidio, le notizie alla radio e sul giornale. Ci si pettina in bagno e si assaggia il sole in balcone. Padre, madre e figli già grandicelli assieme in questa giornata con l’insostituibile cinepresa. Le “scenette casalinghe” rappresentano un tratto saliente del cinema di casa Tocco, tanto da essere espressamente citate nei titoli. Vengono preparate con grande cura, e tutta la famiglia è coinvolta nella messa in scena: il puntiglioso e precisissimo cineamatore Nicola, catanese trapiantato a Palermo che lavora in banca, sua moglie Cettina, i figli Massimo, il primogenito, ed Elio. Massimo, che seguirà le orme paterne sia in banca che dietro la cinepresa, dirà molti anni dopo che questi “sono soprattutto bellissimi, insostituibili, ricordi” che suscitano “nostalgia per le persone che non ci sono più, serenità per ciò che mi riguarda”.