“Il passato che non ritorna più”. Secondo l’ingegnere palermitano Nicola Schicchi, le pellicole che ha girato trentenne negli anni Sessanta rappresentano questo, prima di tutto. Come si può dar torto a un’affermazione del genere sui propri film di famiglia che chiaramente si sono caricati il peso della vita vissuta e del tempo che passa inesorabilmente. Ma il mercato della Vucciria, filmato a Palermo il 17 dicembre del 1963, in qualche modo smentisce l’autore di queste splendide immagini in 8mm. Certo, non torneranno più quei sorrisi dei bambini, quegli sguardi dei venditori e quei gesti che si perdono tra i banchi e i mille colori dello spettacolo di questo mercato: rappresenta una città che a sua volta condensa un mondo di mille storie, culture, religioni, tradizioni culinarie, proprio in mezzo al Mediterreano. Un mercato che è necessariamente un eterno ritorno quotidiano, negli anni, nei secoli dei secoli. Siamo qui ieri, oggi, domani e dopodomani a Vucciria dove il tempo viaggia a una velocità diversa. Ci si incontra Fernand Braudel, allorché riecheggiano passaggi del suo “La Mediterranée”, e si finisce a casa dello scultore e architetto rinascimentale Antonello Gagini, come capita proprio a Schicchi che ne filma la lapide. Qualcosa che non sparisce mai del tutto, che ci sarà prima e ci sarà dopo. Magari non per sempre, ma speriamo ancora a lungo.