Siamo a Milano, ai Giardini di Porta Venezia, il 2 febbraio 1928, l’atmosfera è placida. Il film si apre su un cigno nel laghetto di quel luogo molto amato, frequentato e filmato da Guglielmo Baldassini, un artista che usa la pellicola sia per filmare gli affetti - dei magnifici ritratti dei suoi cari - sia per documentare i luoghi e il paesaggio, producendo immagini in movimento che gli serviranno anche come studio per la sua attività di acquafortista. La cinepresa 9,5mm qui si concentra subito sulla famiglia. La moglie Laura gioca con il figlio Luciano. La sorellina più piccola, Marisa, in braccio alla balia. Poi i primi piani dei figli davanti al Museo di Storia Naturale e nel piccolo bosco di fianco al museo. I ritratti sono bellissimi e Marisa sembra soddisfatta dei suoi primi passi nel mondo. Le riprese proseguono nelle vicinanze con il ritratto della famiglia di amici, i Guizzetti. Un gruppo di bambini gioca con armi giocattolo, uno di loro poi punta la pistola contro la cinepresa.
Proprio in quei giorni di febbraio, mentre la vita dei Baldassini scorre tranquilla a Milano con i fucili giocattolo, il colonnello dell’esercito italiano Rodolfo Graziani è impegnato nella riconquista della Libia con l’obiettivo di saldare la Tripolitania alla Cirenaica, impadronendosi del deserto ancora in mano ai guerriglieri con l’appoggio della popolazione locale. Arrivare alla linea delle oasi del 29° parallelo, dove nessun soldato europeo è mai giunto è l’obiettivo del momento. Passeranno però altri quattro anni per piegare del tutto la resistenza in Libia, tra stragi e deportazioni.