“Sulla cima, era stato costruito un rifugio ove poter attendere l’alba. Questa alfine spuntò: un’immensa sciarpa d’Iride si distese da un orizzonte all’altro; strani fuochi brillarono sui ghiacci della vetta; la vastità terrestre e marina si dischiuse al nostro sguardo sino all’Africa, visibile, e alla Grecia che si indovinava. Fu uno dei momenti supremi della mia vita “ (Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano). L'ascensione dell'Etna, il più alto vulcano d'Europa, è una esperienza che accomuna imperatori, filosofi, poeti, letterati ed esploratori fin dalla notte dei tempi. L’imperatore Adriano salì in cima. Il filosofo Empedocle si sarebbe gettato nel suo cratere, che ne restituì, si dice, soltanto un sandalo. Negli anni Trenta la Valle del Bove, lungo il versante orientale dell'Etna, è meta degli alpinisti. Il 12 febbraio 1933 è il turno di Marco Notarbartolo di Sciara che da par suo riprende l’ascesa in 16mm. Nelle riprese il fumo del vulcano quasi si sovrappone alla neve che ha sepolto il rifugio. Notarbartolo, che come Adriano si ferma la notte in attesa dell'alba del giorno dopo, è rapito dalla vista dell'orizzonte, ma diversamente dall'imperatore può filmarlo.