Luciano Osti è un cineamatore molto attento nel riprendere le trasformazioni urbane della Bologna del Dopoguerra. Il 25 febbraio 1955 la cinepresa 8mm di Osti coglie gli scorci di un paesaggio urbano che sta mutando rapidamente. Le riprese dal punto sopraelevato della Montagnola, nei pressi di Porta Galliera, si aprono verso nord sulla Cupola della Chiesa del Sacro Cuore, già danneggiata dai bombardamenti della guerra, e sul retro della sede della G.I.L. - Gioventù Italiana del Littorio, retaggio del regime fascista (e che sarà presto abbattuta e poi sostituita dalla autostazione). Poi la cinepresa di Osti e il nostro sguardo con il suo si spostano verso nord ovest, sulla Bologna industriale della prima periferia, la circonvallazione e l’Officina del Gas e il Gasometro. Infine le riprese proseguono da un altro punto di osservazione: il ponte della stazione ferroviaria sopra i binari, dove si alternano le locomotive a vapore e quelle elettriche. Riprendere il vecchio - che scompare - e il nuovo - che viene avanti - è una caratteristica del cinema documentario di Osti, pura poesia urbana.