Primo marzo 1957, è l’immagine di un inverno trasfigurato quella che Luciano Osti restituisce in questa pellicola girata in un parco pubblico. Il paesaggio avvolto nella nebbia, le sagome dei rami degli alberi spogli, le rare figure umane e animali che schive si muovono nello spazio, le giostre che si animano da sole, i riflessi nelle pozzanghere, le foglie cadute, le panchine i vialetti vuoti, il movimento delle corna dei cerbiatti in lotta e l’immobilità dei cartelli. Tutte immagini che rimandano allo stato dell’animo di una stagione fredda e tetra e alla solitudine. Questo è almeno quanto ci suscita la visione poetica di Osti, maestro del paesaggio urbano filmato in 8mm. Stavolta invece di cogliere l’aspetto sociale e architettonico, Osti punta a farci sentire il gelo interiore dell’inverno. Saranno stati anche i tempi cupi della guerra fredda, i primi film di Bergman visti o i paesaggi interiori di Rossellini a ispirarlo. Non lo sappiamo con certezza ma possiamo immaginare. Sappiamo che il film, girato ai Giardini Margherita di Bologna, intitolato “Inverno” e concepito con un commento musicale originale purtroppo perduto, ottiene un premio al concorso a tema del cineclub bolognese del 1957 e poi rimane nel cassetto fino alla giornata di oggi.