Quando il 3 marzo del 1979 a Kyalami si disputa il gran premio di Formula 1, vinto dalla Ferrari di Gilles Villeneuve e filmato dal cineamatore Giuseppe Stefani, in Sudafrica vige ancora l’apartheid, la vergognosa politica di segregazione razziale, imposta dalla minoranza bianca alla maggioranza nera, che sarà abolita e condannata in via definitiva solo più di dieci anni dopo. Nonostante le sanzioni e i boicottaggi, il Gran Premio si svolge regolarmente e il turismo a quanto pare prospera, come è intuibile dagli estratti del film turistico che vediamo prima e dopo la corsa. Così i balli tribali ‘tradizionali’ di donne a petto nudo che si svolgono nelle ‘riserve’ - e a cui è costretta la popolazione locale per racimolare qualche guadagno - sono una curiosità per le macchine fotografiche e le cineprese dei turisti bianchi, mentre le nuove costruzioni e i grattacieli rappresentano l’esibizione di una ricchezza solo per pochi. Non sappiamo nulla di questo viaggio, ma al di là delle motivazioni personali, è difficile affermare cosa prevalga in noi oggi, ovvero se lo sguardo turistico sia da leggere come complice ed esemplare dell’atteggiamento europeo del tempo o se sia da privilegiare il valore di documento filmico che svela un’epoca e inconsapevolmente diviene immagine prova dell’abiezione di uno stato fondato su basi razziste.