Siamo in centro a Milano, la pellicola comincia con l’inquadratura dell’insegna di Via della Spiga, ma subito scorgiamo una donna e quattro ragazzini biondi attorno a lei, la famiglia del cineamatore Ranza. Figure longilinee che camminano per le strade insolitamente vuote, illuminate da un sole di fine inverno: nel giro di poche inquadrature le ritroviamo all’interno del Graphica Club d’Arte Contemporanea, in visita alla mostra di Fausto Melotti (1901-1986), artista noto soprattutto per le sue leggerissime sculture in acciaio. Le linee sottili di Melotti sono un’attrazione troppo forte per il filmmaker Ranza, che - per accentuare le vibrazioni degli elementi scultorei in metallo - filma a una velocità diversa dalla solita, un numero ridotto di fotogrammi al secondo, per ottenere l’effetto accelerato in proiezione. I bambini sono incuriositi da quest’arte che sembra giocare con le regole della fisica. Sull’opera di Melotti, Italo Calvino scrive Gli effimeri, un testo dedicato all’opera omonima che così descrive: “Una partitura d’ideogrammi senza peso come insetti acquatici che sembrano volteggiare su di una spalliera d’ottone schermata da un filo di garza”. Le ultime inquadrature di Ranza sono per le strade della Milano che langue, mentre a Bologna esplode la violenza del Settantasette, con la morte dello studente Francesco Lorusso, ucciso da un carabiniere.