Nelle strade di Bologna regna il caos, tra le violenza e la repressione del Settantasette. Cesare Ballarini dalla sua abitazione gode di una buona visuale sulla sottostante via Rizzoli, nel cuore della città. Gli scontri successivi alla morte dello studente di medicina Francesco Lorusso, ucciso per strada dai colpi d’arma delle forze dell’ordine, sono violentissimi e arrivano fino a sotto casa del cineamatore. La scena è spettrale: la strada è completamente vuota e viene percorsa a tutta velocità da camionette della polizia. Si cominciano a vedere prima pochi manifestanti, e poi molti sparpagliati nelle vie laterali mentre si solleva la nube provocata dai fumogeni lanciati dall’adiacente via Zamboni, la strada dell’Università. Ballarini alterna l’inquadratura sul fumogeno e sulla folla. Dopo un lancio di molotov, la polizia sbuca di corsa e colpisce con i manganelli chi non riesce a fuggire. La cinepresa si sposta e zooma più volte verso i manifestanti che scappano. Poi ritorna su quelli accerchiati, contro i quali si è scatenata la violenza della polizia. I poliziotti si impossessano di una scatola e la portano via. La pellicola finisce qui, testimone muta di uno scenario urbano di scontri drammatici.