60 metri per il 31 marzo è un film girato e interamente montato in camera in un giorno della primavera del 1968. La storia si articola in sei episodi seguendo la struttura della Katha Upanishad, testo indiano in cui il giovane Nakiketa conversa con la morte. Ogni parte descrive un avvenimento e si riferisce a una fonte letteraria e a una pittorica. Si passa da una stanza, a un giardino, all’acqua; si visita una ragazza, si creano storie e si contempla una giovane coppia fino a quando calano le tenebre. Sessanta metri per il 31 marzo prende ispirazione dalle Songs di Brakhage. Massimo Bacigalupo parla dell'uso della cinepresa come un qualcosa di agile, come una penna con cui si poteva scrivere l'immagine. Questo film infatti, girato a 8mm, è un happening che va contro a un'idea di cinema troppo ingessato utilizzando espedienti tecnici per produrre uno sfarfallio della luce che si alterna alle immagini.