Bologna, una donna e un adolescente leggono i titoli del Resto del Carlino: “L’addio ai tram”... “L’ultimo tram”, “In congedo a ottantatre anni”... È l’incipit di L’ultimo tram di Oreste Baldi, girato in 8mm e successivamente sonorizzato. Gli interpreti sono la moglie e il figlio. La musica struggente del Peer Gynt di Edvard Grieg accompagna le immagini. Seguono le riprese di tram nel centro storico e nella periferia di Bologna, in mezzo a un traffico urbano molto caotico, ormai le automobili la fanno da padrone, scansati vecchio tram, è ormai giunta la tua ora. Questa è infatti una data storica, il 3 novembre 1963, il giorno dell’ultima corsa dell’ultimo tram. I cittadini e le autorità sono al capolinea e partecipano a un vero e proprio rito collettivo, che Baldi filma come se fosse un funerale. C’è la consapevolezza di salutare la fine di un pezzo di storia gloriosa della città, ma anche un pezzo della propria vita di tutti i giorni che se ne va. La musica incalza, le foglie secche sono portate via dal vento. Il posto del tram sarà preso dall’autobus a due piani che a un certo punto vediamo in mezzo al traffico? Ritornerà mai il tram in città? Non è tempo di rispondere a queste domande, mentre il tram se ne va, come le foglie al vento.